Tribuno delle guardie pretoriane, durante la
persecuzione di Diocleziano (304) venne trafitto a colpi di freccia dai suoi
commilitoni perché fedele alla dottrina cristiana; miracolosamente
sopravvissuto, fu curato dalla matrona romana Irene finché, di nuovo
tratto in arresto, morì flagellato. Il culto di san
S. venne
diffuso soprattutto da una
Passio erroneamente attribuita a sant'Ambrogio
(in realtà scritta da un monaco romano nella prima metà del V
sec.). Festa: 23 gennaio (n. Narbona IV sec.). • Archeol. -
Catacombe
di San Sebastiano: complesso cimiteriale, collocato sulla via Appia a Roma,
sotto la basilica di San Sebastiano; sono ancora visibili alcune decorazioni a
stucco e pitture a soggetto simbolico. • Icon. - Nelle primi
raffigurazioni san
S. comparve privo di specifici attributi (catacombe di
San Callisto e San Sebastiano, V sec.). In seguito venne alternativamente
rappresentato come un anziano e barbuto soldato, con la corona da martire
(mosaico del VII sec., Roma, San Pietro in Vincoli), giovane e con una freccia
in mano (A. Vivarini, 1469, pinacoteca Vaticana), nudo, legato a una colonna o a
un tronco e generalmente trafitto da frecce che, in quanto simbolo della peste,
conferirono a
S. il ruolo di protettore della peste (Antonello da
Messina, Dresda, Gemäldegalerie). A partire dal XV sec. cominciarono a
diffondersi veri e propri cicli narrativi:
S. curato da Irene;
S.
ucciso a colpi di bastone;
S. gettato nella Cloaca Massima e soccorso da
Lucina che provvede alla sua sepoltura. Quanto alle scene singole, ricorrono
quelle del martirio (H. Holbein il Vecchio, Monaco, Alte Pinakothek) e quelle in
cui viene in suo aiuto Irene (E. Lesueur, Tours, Musées des
Beaux-Arts).